La “medusa immortale”

Miao (ops…ciao!) a tutti, intrepidi esploratori!

Sono sicuro che tutti conosciate le meduse, ma scommetterei un baffo che ci sia qualcuno tra voi che ancora non ha sentito parlare della “medusa immortale”.

Bene: sapete che a me non piace lasciare nessuno indietro, quindi permettetemi di introdurre brevemente l’argomento, dandovi qualche informazione riguardo a cosa sia scientificamente una medusa. Mi scuso fin da ora se userò termini che potrebbero sembrare di difficile comprensione, ma riguardano nomi scientifici che non possono essere omessi nella descrizione. Qualora necessitiate di maggiori informazioni, potrete documentarvi sull’enciclopedia, su qualsiasi altro libro o sito internet desideriate.

Le meduse appartengono al phylum (definizione usata per la classificazione degli esseri viventi che indica generalmente il tipo a cui appartiene un animale) degli Cnidari. Gli Cnidari, conosciuti anche come Celenterati, sono animali che possiedono una simmetria raggiata e vivono in acqua. È interessante sapere che il termine “Cnidari” deriva dal termine greco knídē, che letteralmente significa ‘ortica’, appellativo che coglie in pieno una delle caratteristiche più conosciute di questi esseri viventi, ovvero il fatto di essere altamente urticanti.

Una medusa si sviluppa a partire da un polipo, che vive in colonie ancorate sul fondale marino. Raggiunta la maturità, da esso si possono generare sia altri polipi, che meduse. In dettaglio:

–  attraverso un processo definito come gemmazione, il polipo genera altri polipi. Generalmente, essi restano uniti al polipo che li ha dati alla luce e aumentano la dimensioe della colonia sul fondale marino. Tuttavia, in alcuni casi i polipi possono staccarsi dal fondo e vivere una vita indipendente;

–  particolari polipi, detti gonofori, hanno la capacità di generare meduse, le quali a loro volta tramite riproduzione possono concepire altri polipi.

Ecco di seguito un mio disegno che schematizza questo particolare ciclo vitale.

Pur apparentemente molto differenti tra loro, il polipo e la medusa hanno delle somiglianze. Infatti, come generalmente accade per tutti gli Cnidari, sia il corpo del polipo, che quello della medusa è dotato di una sola apertura, contornata da tentacoli. Anche se può parere strano, questa funge da passaggio che permette sia di nutrirsi, sia si espellere le sostanze indesiderate e l’anidride carbonica. L’interno del corpo, il cosiddetto celenteron, ha il compito di digerire il cibo e di convogliare l’acqua a tutte le cellule dell’animale, consentendo il rifornimento di nutrienti e lo scambio di ossigeno e l’espulsione di anidride carbonica o altre sostanze di rifiuto.

Naturalmente, esistono anche importanti differenze tra i due stadi vitali (polipo/ medusa) di questo animale, che si possono essenzialmente riassumere in queste caratteristiche:

–  forma: il polipo i tentacoli del polipo sono orientati verso l’alto, mentre quelli della medusa sono rivolti verso il basso, così come la loro bocca;

–  movimento: il polipo è ancorato al fondale marino, senza possibilità di movimento, mentre la medusa è libera di muoversi;

–  la medusa è un essere singolare, intenso nel senso che non vive in colonie come il polipo.

Le meduse hanno tipicamente la forma di una cupola, o di un ombrello se preferite, con la concavità rivolta verso il basso. Questa parte può essere distinta in una superiore esterna (esombrella) e in una inferiore interna (subombrella). Lo “strato” interno tra esombrella e subombrella, di consistenza gelatinosa, possiede un notevole spessore e funge da sostegno per tutto il corpo. Esso viene definito “mesoglea”. Lungo il bordo inferiore della cupola si trovano i tentacoli, in cui sono situate le cellule urticanti.Le meduse hanno un comportamento planctonico e seguono le correnti marine, all’interno delle quali si muovono con un meccanismo che potremmo definire come “nuoto a reazione”. Infatti, contraggono ritmicamente il corpo, immagazzinando acqua al suo interno e poi espellendola con forza, il che le fa acquisire una sorta di andamento a scatti.Ecco qui sotto un mio schizzo delle modalità di propulsione di questo animale.

La medusa immortale, il cui nome scientifico è “Turritopsis nutricula”, ha la particolarità di essere in grado di ritornare allo stato di polipo a seguito dal raggiungimento dello stadio adulto e, stando a quanto attualmente conosciuto, resta la sola specie animale in grado di attuare tale inversione del ciclo vitale.

Allo stato adulto, ha la forma che vi ho disegnato nell’immagine sotto e la sua “cupola” non è più grande di circa 4 mm – 5 mm di diametro. Allo stadio di polipo, ha circa una decina di tentacoli, ma quando diventa medusa arriva ad averne anche più di 80.

Il ciclo vitale di una medusa immortale segue generalmente quello di una medusa normale, quindi si parte dallo stadio di polipo, che vive sul fondale marino in colonie, e poi si passa allo stadio adulto di medusa, organismo singolare. Nelle meduse comuni, lo stadio adulto è in grado di generare altri polipi, ma non di ri- trasformare il proprio organismo in polipo, invertendo il ciclo vitale, così come accade per la Turritopsis Nutricula.

Vi disegno uno schema che illustra questo curioso ciclo vitale.

Gli scienziati che si occupano del tema spiegano questa capacità con un fenomeno definito come “transdifferenziazione”. Si tratta di un concetto davvero complesso, che proverò a riassumervi in maniera molto semplificata, dicendo che è un mutamento dovuto al fatto che le cellule già altamente specializzate in particolari funzioni tornano ad una fase giovanile non specializzata.

È tale capacità che ha valso a questo animale la definizione di “immortale”, perché il ciclo si ripete un numero indefinito di volte che, potenzialmente, potrebbe anche diventare infinito (anche se ad oggi questo è ancora in studio).

In realtà, questo processo è parzialmente presente anche in animali quali le lucertole, che lo usano, però, solo per rigenerare alcune parti del corpo e non per cominciare da capo il proprio ciclo vitale. Se posso permettermi una breve parentesi non scientifica, credo che il contributo di noi gatti sia stato fondamentale nello sviluppo di queste capacità nelle lucertole, dato che adoriamo rincorrerle e se non fosse che quella birbante di una coda si stacca sempre… quante ne avrei acciuffate!

Comunque, torniamo seri. Questo è quanto volevo farvi sapere oggi… meraviglioso il mondo, non è vero?

Se la pensate come me, non perdetevi la prossima curiosità gattastica dal mondo… e oltre!

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