La Tonnettomanzia

ovvero: l’arte di interpretare il fondo della scatoletta del tonnetto

Ciao a tutti!

Oggi vi racconterò di una nuova disciplina che mi sono inventato qualche tempo fa. Un giorno, guardando il tonnetto che rimaneva sul fondo della scatoletta dopo che gli umani l’avevano versata nella mia ciotola, mi sono chiesto: e se questi residui potessero significare qualcosa?

Mi spiego meglio: sicuramente conoscerete discipline come la tasseomanzia, attraverso la quale si può presagire uno scorcio del futuro solo osservando, con un occhio esperto, i fondi del tè.

Sulla base di questo, ho voluto creare la mia personalissima versione con i “fondi” del tonnetto, ma badate bene: tutto ciò è stato creato solo per divertimento e non ha nessuna base scientifica (a parte l’esame dei dati raccolti in termini di numero di eventi), inoltre non tiene conto di nessuna delle regole in vigore per le altre pratiche di divinazione.

Come scienziato, ovviamente non mi baso su quello che mi dice il tonnetto per decidere delle mie giornate, vi invito a fare lo stesso. 

Dopo tutte queste premesse, sono lieto di comunicarvi che, dopo alcune settimane di raccolta dati, sono giunto all’elaborazione dei principi per la pratica divinatoria di mia invenzione che ho chiamato “Tonnettomanzia”.

La Tonnettomanzia è l’arte di interpretare il fondo della scatoletta del tonnetto, sempre che il vostro gatto vi permetta di lasciarne un po’ nella lattina prima di costringervi a tirare fuori fino all’ultimo filettino (cosa che sono sicuro fate sempre…).

Per ottenere un risultato il più possibile non falsato da interventi esterni, occorre leggere il fondo della scatoletta dopo averla capovolta velocemente e aver fatto scendere il più possibile del contenuto, senza scrollare troppo. L’ideale sarebbe quello di riuscire a far cadere nella ciotola tutto o la maggior parte del tonnetto in un colpo solo.

Fotografate quello che resta, prima di darlo al vostro amico micio. 

Ora che avete la vostra foto, potete passare a confrontarla con i disegni riportati più avanti in questo articolo. 

Vi preciso che, tutte le considerazioni qui presenti sono state estrapolate da scatolette di metallo di circa 6 cm di diametro, contenenti tonnetto (senza salsa/ senza gelatina). Qualsiasi adattamento ad altre scatolette o contenuti potrebbe far variare in maniera imprevista ed imprevedibile il risultato.  Ah, quasi dimenticavo: io sono un gatto… dunque le indicazioni valgono per il vostro amico a quattro zampe…!

Vi confesso che, per decidere quale “presagio” associare ad ogni configurazione dei residui di tonnetto, ho raccolto un bel po’ di foto di scatolette (che fatica mangiare tutti questi tonnetti… no scherzo! Ho mangiato normalmente e ho monitorato un periodo abbastanza lungo, per avere un numero di eventi significativo) e poi… beh, poi ho inventato ad impulso la predizione, basandomi sulle sensazioni che mi trasmetteva ogni determinata disposizione di residui. 

Tuttavia, considerando complessivamente i dati raccolti da tutte queste scatolette, vi posso dire che ho fatto un buon lavoro: in generale, corrispondono abbastanza al mio stile di vita (ovviamente, non considerando gli imprevisti!).

Vi spiego brevemente come ho fatto a classificare tutte le evidenze che ho ottenuto, illustrandovi nel frattempo quello che ho ottenuto per me.

Innanzitutto, mi sono accorto che la quantità di residuo può variare da “residuo zero” ad una grande quantità. Questo è diventato il criterio di base per una prima differenziazione delle indicazioni che ne scaturiranno. Quindi, rovesciate il tonnetto e guardate: quanti residui sono rimasti? Vi do un aiuto per la valutazione…

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